Interviste

Marco Ingino: «Un sogno che si avvera grazie a lavoro e passione»

Dieci maggio 2009. Una data che resterà nella storia dell’US Serino 1928 e nel cuore dei suoi tifosi. Circa ottocento quelli presenti domenica allo stadio Mariconda per assistere alla gara dei playout del campionato di Eccellenza. La coreografia era quella delle grandi occasioni. In cielo svettavano bandiere biancocelesti, mentre i cori del pubblico incitavo i giocatori in campo. E loro non hanno tradito, regalando l’emozione di una vittoria per 4-1 sul Mons Taurus Montoro e conquistando la salvezza. Marco Ingino, direttore generale del Serino, ancora non trova le parole per descrivere la sua gioia: «Abbiamo conquistato un obiettivo importante e meritato. Il nostro timore era che, trattandosi di una partita secca, potevamo essere penalizzati da un episodio a sfavore, benché fossimo consapevoli di essere superiori agli avversari, sia fisicamente che come organico. I dati del girone di ritorno ci incoraggiavano: in 15 match abbiamo ottenuto 21 punti, molto più dei 10 dell’andata. Un plauso va anche ai nostri tifosi. Già riuscire a portare 700-800 persone allo stadio è stata una vittoria, segno che la gente capisce e apprezza i nostri sforzi». L’impegno della società, il carattere dei giocatori, il sostegno del pubblico. Questi gli ingredienti che hanno permesso alla squadra irpina di raggiungere un traguardo ambito, a coronamento di una stagione iniziata tra mille incertezze: «Dopo la sconfitta ai playoff dell’anno scorso si è verificato un vero e proprio terremoto societario – racconta il dg Ingino – Il presidente Tedeschi ha abbandonato la guida del club e si è dato vita ad un processo di ricostruzione. La logica voleva che il titolo sportivo fosse ceduto ma abbiamo deciso di rifiutare tutte le offerte pervenuteci dagli altri paesi perché volevamo che il Serino continuasse a giocare a Serino. Abbiamo rimesso tutto nelle mani del sindaco De Feo e abbiamo proposto la formula dell’azionariato popolare, mettendo anche in conto la possibilità di una retrocessione. La rosa è stata allestita velocemente, senza un vero progetto di base, ma il primo errore sostanziale è stato affidare la guida tecnica della squadra a Nello Smaldone, un allenatoregiocatore che si è trovato a dover gestire una situazione più grande di lui. Paradossalmente, siamo partiti bene, riuscendo ad ottenere 8 punti nelle prime 7 gare. L’eccessiva sicurezza in noi stessi, e l’illusione di aver già raggiunto l’obiettivo, ci hanno portato ad una serie di pareggi e sconfitte che hanno compromesso il nostro cammino e le successive strategie societarie». A dicembre si è deciso di chiamare Massimo De Feo sulla panchina del Serino, ma la svolta non è arrivata: «Ci eravamo imposti di portare ordine nello spogliatoio e con un sergente di ferro come De Feo ci siamo riusciti. L’anno scorso aveva salvato l’Ariano per questo ho deciso di affidarmi a lui. La sua visione del calcio però era diversa dalla mia. Io amo le squadre propositive, che vanno alla ricerca del gol, mentre lui è un catenacciaro e gioca prevalentemente in difesa. Ha finito per escludere giocatori di qualità come Kadam e D’Agostino, che si sono rivelati decisivi nelle ultime partite. Inoltre, ho dovuto prendere la decisione dolorosa ma necessaria di allontanare Smaldone». La vera svolta si è avuta con l’avvento in panchina di Antonino Gargiulo, già autore del grande campionato del Serino lo scorso anno. «La squadra ha cambiato atteggiamento e modo di giocare – prosegue il dg – Ha acquisito ottimismo e consapevolezza nei propri mezzi. Con il 4-3-3 del nuovo allenatore cercavamo di fare sempre un gol più dell’avversario e non aspettavamo che fossero gli altri ad attaccare. Ciò ci ha consentito di conquistare vittorie importanti come quella con l’Ippogrifo, il San Giorgio del Sannio e il G. Ferrini, fino al 4-1 che ha decretato la permanenza in Eccellenza a scapito del Montoro». La componente decisiva del successo del Serino è il carattere dei suoi giocatori, che in campo mettono cuore e grinta, e non si arrendono mai prima che l’arbitro abbia decretato la fine dell’incontro. «Tutti hanno contribuito alla salvezza, da chi ha giocato di più a chi è rimasto in panchina, ma se dovessi sceglierne alcuni, quelli che hanno fatto la differenza sono senza dubbio Kadam, D’Agostino e Stellato. Il più costante per rendimento e prestazioni, invece, è Matteo Siniscalco, il capitano. Inoltre abbiamo la fortuna di avere giovani talentuosi che in estate effettueranno stage presso club professionistici, come il portiere Verrone, Bosco, Di Costanzo e Farraioli». La grande passione ha spinto Marco Ingino ad investire tempo ed impegno del Serino, ma il futuro resta un’incognita. «Non so se sarò ancora il direttore generale, in ogni caso il futuro della squadra è assicurato. Gli imprenditori che hanno investito lo scorso anno continueranno a farlo mentre altri hanno chiesto di entrare in società. Inoltre, il presidente Tedeschi non farà mancare il suo apporto». Ancora da decidere anche il destino dei giocatori. «Con loro il discorso si farà dopo aver pianificato il budget e aver deciso se confermare Gargiulo. Fosse per me li confermerei tutti ma alcuni, soprattutto i giovani, hanno ricevuto offerte da squadre importanti, difficili da rifiutare». Il settore giovanile, che sforna talenti ogni anno, è l’orgoglio di Ingino: «La soddisfazione maggiore è assicurare delle prospettive a ragazzi che hanno qualità: De Cristofaro è della Triestina, Campanella è passato alla Sampdoria via Avellino, ma ci sono anche Inserra, Vitale, Alleruzzo e tanti altri. Noi siamo partiti come squadra dell’oratorio, con il gruppo Pax che giocava in Prima Categoria. Quando siamo approdati in Eccellenza il modo di fare calcio è cambiato e anche la politica societaria. Non si può allestire una rosa competitiva con solo ragazzi del posto. Per vincere occorrono tante componenti, che vanno al di là degli investimenti economici di un club. Oggi siamo riconosciuti in Campania come una delle poche società serie».
Piera Vincenti da Buongiorno Irpina del 19/05/09

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