«Io, Elisa Springer, figlia di Richard e Sidonie, ho conosciuto il tormento della mente dell’anima, la solitudine della miseria umana, la negazione del sentimento della pietà, il dolore degli affetti più intimi e delle persone più care, la disperazione di essere sola in questo mondo.
Io, Elisa Springer, ho visto Dio. Nel fumo di Auschwitz-Birkenau, che alzava al cielo il dolore del mondo, e spargeva sulla terra l’odore acre della sofferenza. Ho visto Dio.
Ho visto Dio, percosso e flaggellato, sommerso dal fango, inginocchiato a scavare dei solchi profondi sulla terra, con le mani rivolte verso il cielo, che sorreggevano i pesanti mattoni dell’indifferenza. Ho visto Dio dare all’uomo forza per la sua disperazione, coraggio alle sue parole, pietà alle sue miserie, dignità al suo dolore.
Poi…lo avevo smarrito, avvolto dal buio dell’odio e dell’indifferenza, della morte del mondo, dalla solitudine dell’uomo e dagli incubi della notte che scendeva su Auschwitz…
Lo avevo smarrito…inisieme al mio nome, diventato numero sulla carne buciata, inciso nel cuore con l’inchiostro del male, e scolpito nella mente dal peso delle mie lacrime.
Lo avevo smarrito…nella mia disperazione che cercava un pezzo di pane,coperta dagli insulti, dalle umiliazioni, dagli sputi, resa invisibile dall’indifferenza, mentre mi aggiravo fra schiene ricurve e vite di morti senza memoria.
Ho trovato Dio…mentre spingeva le mie paure al di là dei confini del male e mi restituiva alla vita, con una nuova speranza: io ero viva in quel mondo di morti. Dio era lì, che raccoglieva le mie miserie e sollevava il velo della mia oscurità. Era lì, immenso e sconfitto, davanti alle mie lacrime».
«Le favole cominciano con “C’era una volta”. La mia non è una favola ma comincia ugualmente con “C’era una volta”. C’era una volta una ragazza viennese molto felice che aveva in mente di vivere la sua vita, ma un uomo di nome Adolf Hitler glielo ha impedito».
Elisa Springer, figlia di commercianti ebrei sopravvissuta a diversi campi di sterminio nazisti, è venuta a portare la sua testimonianza anche in Irpinia, ad Atripalda, il giorno 13 dicembre 2002. Quel giorno io c’ero e il suo racconto mi ha toccato il cuore imprimendo nella mia mente un ricordo indelebile che oggi, nel Giorno della memoria, voglio condividere con i miei lettori.
Figlia unica di una famiglia di commercianti austriaci, Elisa Springer trascorse l’infanzia e l’adolescenza in una fervente Vienna ricca di stimoli culturali e artistici. Dopo l’arresto del padre (1938), in seguito alle violente persecuzioni verso gli ebrei, della madre e di gran parte della sua grande famiglia, si rifugiò a Milano nel 1940 dopo aver contratto matrimonio con un italiano. Qui intraprende l’attività di traduttrice privata. Tradita da una donna, spia fascista, viene arrestata e deportata nel campo di concentramento di Auschwitz nel 1944. Rimane prigioniera fino al maggio del 1945 riuscendo a sopravvivere alle terribili condizioni di vita del campo. Conobbe personalmente Anna Frank nel campo di concentramento di Bergen Belsen.
Nel 1946 si trasferì definitivamente in Italia e trascorse il resto della vita a Manduria in provincia di Taranto, dove morì nel settembre del 2004. A memoria della sua sofferenza e degli orrori del nazifascismo nei confronti degli ebrei, scrisse un’autobiografia, Il silenzio dei vivi, grazie al fondamentale e prezioso aiuto dell’unico figlio Silvio.
Il libro è arrivato circa cinquant’anni dopo l’esperienza ad Auschwitz dove, affermava la Springer, ha continuato a vivere per tutto quel periodo, portando dentro di sé il peso di ciò che aveva subito, senza poterlo rivelare agli altri per la terribile paura di non essere capita o peggio, di non essere creduta. Il silenzio dei vivi, nelle intenzioni dell’autrice, è anche una liberazione da questo peso ed una cosciente testimonianza. Nell’incipit del libro Elisa Springer afferma:
«Oggi più che mai, è necessario che i giovani sappiano, capiscano e comprendano: è l’unico modo per sperare che quell’indicibile orrore non si ripeta, è l’unico modo per farci uscire dall’oscurità. E allora, se la mia testimonianza, il mio racconto di sopravvissuta ai campi di sterminio, la mia presenza nel cuore di chi comprende la pietà, serve a far crescere comprensione e amore, anch’io allora, potrò pensare che, nella vita, tutto ciò che è stato assurdo e tremendo, potrà essere servito come riscatto per il sacrificio di tanti innocenti, amore e consolazione verso chi è solo, sarà servito per costruire un mondo migliore senza odio, né barriere. Un mondo in cui, uomini liberi, capaci e non schiavi della propria intolleranza, abbattendo i confini del proprio egoismo avranno restituito, alla vita e a tutti gli altri uomini, il significato della parola Libertà. Oggi ho compreso che Dio mi ha concesso di liberarmi dalla prigionia del passato, attraverso le pagine di questo libro».
Dall’uscita del libro, la Springer ha iniziato a girare l’Italia e l’Europa portando la sua esperienza in scuole, convegni, seminari, sottolineando sempre il dovere di non dimenticare. A conclusione dell’incontro con gli studenti del mio liceo, Elisa spiegò il senso del suo testimoniare.
«Affinché il mondo non dimentichi, affinché voi possiate trasmettere ai vostri figli questa storia raccapricciante come io la sto trasmettendo a voi – disse in quell’occasione – Con la mia testimonianza cerco di rendere il mondo migliore insegnando l’amore contro l’odio. Il mondo diventerà migliore solo quando gli uomini capiranno che il perdono è la cosa più importante. Io ho conosciuto l’odio, quello vero, e ho imparato ad amare e perdonare. Ho perdonato i miei aguzzini perché ho una grande fede in Dio e sono certa che c’è qualcuno che vede tutto e sa cosa fare. Ho accettato tutto quello che Dio mi ha mandato, le sofferenze del lager, la vita di cui sono stata privata e quella che non avrei dovuto vivere, la morte di mio figlio. Anche voi dovete imparare ad accettare le vostra storia e soprattutto le persone perché, anche se hanno un colore e delle ideologie diverse dalle vostre, vivono pensano e soffrono proprio come voi. Tutti siamo in cammino verso lo stesso luogo, voi che siete giovani arriverete dopo di me che ho già 84 anni ma so che possiamo arrivarci mano nella mano».
“Tutti siamo in cammino verso lo stesso luogo…” STUPENDO !!!
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una testimonianza che fa rabbrividire…. il dolore provato da questa donna è inimmaginabile, ma la forza che si trae dalle sue parole sono la spinta che ognuno di noi vorrebbe e dovrebbe avere per affrontare la vita.
grazie perchè come sempre sai far trapelare dalle pagine che scrivi e scegli per noi, lo spirito di chi svela il vero lato di ogni cosa kiss
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Grazie Valentina, queste testimonianze ci insegnano che anche le sofferenze più grandi possono essere superate, ma è importante non dimenticare affinché certe tragedie non si ripetano.
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nessuno, leggendo queste righe, puo’ rimanere impassibile… è un richiamo fortissimo alla propria coscienza
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your good
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ho letto questo libro da poco e per caso..fa piangere sapere k queste cose sono successe veramente..vedo che Elisa s. ha avuto una grande forza a raccontare la sua esperienza ..trovo veramente folle tutto quello che avevano fatto passare a tutte quelle persone innocenti ..spero k noi giovani nn dimentichiamo e a scuola dovrebbero continuare a parlarne, nella nostra scuola l’anno scorso nn abbiamo fatto nnt e mi è dispiaciuto veramente xk è una grande scuola e nn lo trovo giusto..adesso dobbiamo continuar
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Hai detto bene, noi giovani abbiamo il dovere di non dimenticare. Visto che ti è capitato di leggere il libro potresti essere tu a proporre qualche discussione in classe, credo che sarebbe interessante ed istruttiva per tutti. Per me è stato così. Con l’insegnante di storia guardavamo molti video sul nazismo e i campi di concentramento ma nulla mi è rimasto impresso così vividamente nella memoria con l’incontro con Elisa Springer, il suono della sua voce e le sue lacrime di commozione, che hanno contagiato tutti.
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L’ha ribloggato su Alla scoperta del mondo.
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