La preghiera non deve essere data per scontata. Bisogna imparare a pregare in maniera autentica mettendosi alla scuola di Gesù. E, come un professore che chiedesse ai suoi studenti di ripassare l’alfabeto, Benedetto XVI ha invitato i cristiani a riassaporare il gusto della preghiera, momento che ci mette autenticamente in contatto con Dio e ci fa scoprire figli. Proprio la preghiera, ha annunciato il Papa nell’udienza generale del mercoledì, sarà al centro del nuovo ciclo di catechesi inaugurato questa settimana.
Si torna ai fondamenti, quindi. Si comincia con l’instaurare un rapporto più intimo e diretto con Dio, a chiamarlo di nuovo Padre, riconoscendosi figli bisognosi d’amore. In un mondo frenetico, dove la vita scorre veloce tra lavoro, internet e televisione, Benedetto XVI ci chiede di fermarci e fare silenzio, di dialogare con Dio e metterci in ascolto della sua voce.
La preghiera, ha spiegato il Pontefice, rivela il desiderio di Dio insito nel cuore di ogni uomo. Sempre e ovunque l’essere umano ha avvertito il bisogno di dare un senso al proprio esistere, come testimoniano le culture dell’antico Egitto, dell’antica Grecia, dell’antica Roma. Tra le pagine della storia, sono presenti numerose espressioni del desiderio di vedere Dio, di sperimentare la sua misericordia e il suo perdono, di crescere in virtù.
La verità della creatura umana, ha concluso Benedetto XVI, sperimenta da una parte la debolezza e l’indigenza e chiede aiuto al cielo, ma dall’altra è una straordinaria dignità per chi si scopre capace di entrare in comunione con Dio.