Dormivo. Poi d’improvviso un lampo. Mi sono ritrovata alle scuole medie e di fronte a me c’era di nuovo la cartina dell’Africa, con i suoi colori allegri e sgargianti. L’ho rivista in tutta la sua vividezza, come se i dodici anni che ci separano non fossero mai passati.
Proprio come allora, ho iniziato a ripetere gli Stati e, sorprendentemente, anche quelli erano ancora ben impressi nella mia memoria. Marocco, Algeria, Tunisia, Libia, Egitto: la prima fila, e poi accapo. Mauritania, Mali, Niger, Ciad, Sudan, Eritrea: anche la seconda è completa.
Percorrevo con gli occhi il tratto di terra che dal Senegal arriva alla Nigeria, attraversando una serie di minuscoli paesi colorati dai nomi affascinanti: Sierra Leone, Costa d’Avorio, Ghana. Il mio sguardo si fermava a lungo anche sulle nazioni dell’Africa centrale, che già allora sapevo dilaniate da sanguinose guerre e regimi dittatoriali assurdi. E mentre ammiravo le tinte pastello della cartina geografica, mi tornavano in mente le immagini crude della mia infanzia: gli occhioni enormi e carichi di tristezza dei bimbi denutriti, i seni rinsecchiti delle madri e i ventri gonfi d’aria dei figli, scene che rappresentanti di organizzazioni umanitarie ci costringevano a guardare ogni anno alle elementari. Per loro era un momento educativo. Per me una tortura, tanto che ancora oggi non riesco a guardare immagini di poveri, di sofferenti, di derelitti della terra, senza piangere. A volte ero così traumatizzata che chiedevo alla maestra di andare in bagno e ci rimanevo più che potevo. Eppure, quelle diapositive mi colpivano talmente tanto che, quando alla fine della lezione le insegnati chiamavano qualche volontario, ero sempre io ad offrirmi di tradurre in parole quanto appena visto: il dolore, la povertà estrema, la malattia e la morte. L’insensibilità dell’occidente.
Studiando antropologia culturale ho scoperto che c’è anche un’Altra Africa, ma questa è un’altra storia…
La mia bella cartina politica aveva un rovescio: una splendida cartina fisica, con le sue montagne, le sue savane, i suoi deserti. L’ammiravo e sognavo avventure nel cuore dell’Africa nera, tra i selvaggi, proprio come quelle dei miei documentari e film preferiti. Desideravo essere Sheena, la regina della giungla, per volare di liana in liana, avere un leone come protettore ed essere libera. Sognavo di attraversare il Sahara a dorso di un cammello, di indossare il turbante e la sciabola al fianco per ingaggiare pericolosi duelli con i beduini. Sognavo di guardarmi intorno e non vedere che sabbia e sole.
Forse è per questo, perché le mie fantasie infantili si sono parzialmente avverate, che il viaggio nel deserto della Tunisia è stato così importante. Si è trattato di un ritorno all’innocenza, alla purezza della bambina che sono stata. Avevo bisogno di ritrovare il contatto con la parte migliore di me, di sapere di essere ancora capace di sognare, per poter ripartire verso il futuro. Avevo bisogno del nulla per ritrovare l’essenziale.
Bello questo post!Mi hai ricordato la canzone che ho scritto un pò di tempo fa e che non ho mai avuto il coraggio di mettere in voce…Grazie a mio padre ho scoperto l’anima di un’Africa che non avevo del tutto considerato,grazie a te ne scopro un’altra.
"Mi piace""Mi piace"
Io sono un viaggiatore da molto tempo ormai e ho attraversato deserti, giungle e città e sempre rimango affascinato. Non ci si abitua al viaggio, non diventa routine vivere un sogno. Anche io ho sempre avuto l’abitudine di leggere tipo scanner le cartine geografiche e questo mi ha portato alla passione che da sempre mi accompagna e che ha fatto di me un venditore di viaggi ma prima ancora un viaggiatore. Sto mettendo su questo sito i miei viaggi iniziando dagli ultimi e andando indietro. Ci vorrà tempo, ho appena iniziato ma sono molto bene intenzionato. Adesso leggerò altri dei tuoi posts.
Bruno.
"Mi piace""Mi piace"
Grazie Bruno! Puoi trovare le mie avventure e i miei reportage nella sezione “viaggi e vacanze”. Mi farebbe davvero piacere se leggessi qualcosa. Io seguirò con molto interesse il racconto dei tuoi viaggi. A presto!
"Mi piace""Mi piace"