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Agorà Loreto 2007

Giovani dal cuore grande, come la Vergine Maria, quelli che si lasciano conquistare dalla novità di Cristo e diventano, in questo modo, protagonisti di una storia affascinante, collaboratori del progetto di salvezza di Dio.
Cinquecentomila giovani sono stati i protagonisti dell’Agorà, l’incontro con il Santo Padre a Loreto, l’ 1 e 2 settembre 2007. La nostra è stata un’esperienza straordinaria vissuta, come ogni pellegrinaggio, all’insegna della precarietà e dei disagi ma, dove noi eravamo deboli, stanchi, sfiduciati, è arrivato Dio a sostenerci con la sua grazia.
Siamo partiti in 61 da Avellino mercoledì scorso, ognuno con il suo carico di peccato, ribellione, speranze e aspettative che non sono state deluse. Per un paio di giorni ci siamo fermati in due paesini dell’Abruzzo, Altino e Casoli (Ch), dove le famiglie della parrocchia ci hanno accolto con affetto e premura, offrendoci non solo la loro ospitalità ma anche il tempo e la disponibilità. «Ci Hanno accolto con il cuore aperto – testimonia qualcuno – non come estranei ma come persone di famiglia, conosciute e amate da sempre e ciò stupisce ancora di più se si pensa al clima di diffidenza in cui siamo costretti a vivere oggigiorno».
Come i discepoli, a cui Gesù lasciò il mandato “Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura”, anche noi siamo scesi in strada ad annunciare la buona notizia che Gesù Cristo è morto e risorto per ognuno di noi e che ci ama così come siamo, non come dovremmo essere. Vincere la vergogna, l’imbarazzo, la resistenza della gente, non è stato semplice. Non tutti si sono dimostrati disposti ad ascoltare, molti sono stati i rifiuti, le porte sbattute in faccia. «Un rifiuto è un segno di conversione molto forte – racconta un ragazzo – ma le esperienze positive ci sono state. Ho parlato con un’anziana donna e questa, il giorno dopo, mi ha detto che il nipotino le aveva chiesto perdono per averla fatta arrabbiare».
Anche don Sabatino, parroco di Altino, ha visto i frutti della predicazione: «Un uomo che non viene mai in chiesa mi ha chiesto scettico se questi giovani credessero davvero in quello che facevano. Il giorno dopo è venuto a messa».
Molte di più le Parole che abbiamo ricevuto, a partire dal giovedì pomeriggio quando, nella cattedrale di Chieti, si è svolta la cerimonia di presentazione delle diocesi accolte. Oltre ai giovani provenienti da Campania, Calabria, Puglia e Basilicata, erano presenti le delegazioni di diversi Paesi europei. L’incontro, presieduto dal vescovo di Chieti-Vasto, Mons. Bruno Forte, è proseguito nell’anfiteatro del Museo Archeologico Nazionale sul tema “Segni di un unico sogno”.
«Il grande sogno della Chiesa – ha detto fr. Enzo Bianchi, priore della comunità monastica di Bose – è l’ecumenismo. Chi non è ecumenico non è autenticamente cristiano».
In serata, ampio spazio alla festa e al divertimento con l’esibizione di Eugenio Bennato e i Taranta Power.
Il cristiano è colui che non conosce sosta. Nuovi pellegrinaggi hanno atteso le comunità di Avellino e Sant’Antimo il giorno seguente. In mattinata abbiamo visitato il Santuario del Volto Santo a Manoppello, dov’è conservato il sudario di Gesù, quello che insieme alla Sacra Sindone ne avvolgeva il corpo nel sepolcro. Sotto il sole rovente di mezzogiorno, abbiamo preso parte alla Celebrazione Eucaristica Giubilare, presieduta dal vescovo Bruno Forte che, durante l’omelia, ha invitato «a preservare il Tempio dello Spirito Santo, cioè il nostro corpo, attraverso la castità vissuta come una scelta di libertà».
«L’emozione più grande – afferma uno dei partecipanti – è stato vedere il Corpo e il Sangue di Gesù a Lanciano». Nella cittadina abruzzese si conserva, infatti, il Miracolo Eucaristico più importante. Il prodigio avvenne nel secolo VIII per il dubbio di un monaco della reale presenza di Gesù nell’Eucarestia. Durante la celebrazione della messa, l’ostia diventò carne viva e il sangue si mutò in sangue vivo. Negli anni ’70 la scienza che ha decretato che si tratta di un cuore e di sangue umani, entrambi appartenenti al gruppo sanguigno AB, lo stesso riscontrato nella Sindone. Un fatto straordinario, ma totalmente ordinario se si considera che avviene ogni volta che una messa viene celebrata.
Con la tristezza nel cuore, ma animati dall’entusiasmo per nuova avventura che ci attendeva, abbiamo salutato le famiglie ospiti con una grande festa a base di porchetta, balli di gruppo e karaoke.
Il momento di mettersi in cammino verso Loreto era finalmente arrivato. Dovevano essere 4 i chilometri di distanza dal parcheggio del pullman fino alla spianata di Montorso, luogo dell’incontro con il Papa Benedetto XVI, invece abbiamo camminato per circa 20 km, sotto il peso di sacchi a pelo e zaini stracolmi. L’unico aiuto è venuto dal venticello che soffiava lieve e dai molti abitanti di Loreto, che ci spronavano ad andare avanti. Fuori dal nostro settore perché troppo affollato, ci siamo accampati su di una collinetta da cui il palco appariva un puntino lontano.
Un clima gioioso e di festa ha accompagnato la veglia. Lo Spirito che ha animato la manifestazione è ancora indescrivibile a parole: in cinquecentomila, provenienti da ogni parte d’Europa e del mondo, hanno lodato lo stesso Dio ognuno nella propria lingua accomunati da una stessa fede, cantando e danzando fino all’alba senza mai stancarsi. «E’ stata una notte speciale – testimonia una ragazza – in cui ho incontrato Dio e ho conosciuto tanti giovani pieni di entusiasmo per la sua Parola».
«Maria conosce le nostre aspirazioni, il desiderio di amore che ci anima, di un amore vero e profondo che dà senso al nostro avvenire. Non abbiate paura del fallimento, a chi confida in Dio nulla è impossibile». Queste le parole del Santo Padre che hanno accompagnato la notte di veglia e di preghiera, fino al momento in cui è riapparso per la celebrazione Eucaristica della domenica mattina.
Le sue parole hanno infiammato il cuore dei giovani, pronti ad applaudirlo quando ricordava che «l’umiltà è la vera via» e invitava a «non seguire la strada dell’orgoglio, del successo ad ogni costo, dell’apparire e dell’avere a scapito dell’essere. Andate controcorrente e non abbiate paura di essere giudicati».
Le stesse parole sono state ripetute il giorno seguente da Kiko Arguello, fondatore del cammino neocatecumenale, un cammino di fede alla riscoperta del Battesimo. All’incontro, che si è svolto anch’esso nella spianata di Montorso, era presente Mons. Anthony Fisher, Arcivescovo di Sidney, città in cui si terrà la prossima Giornata Mondiale della Gioventù, nel luglio 2008. Il momento più toccante è stato quello delle chiamate vocazionali al sacerdozio, alla vita consacrata e all’itineranza. In due nel nostro gruppo si sono alzati, dando la loro disponibilità a Dio perché compia in loro il suo disegno d’amore.
Abbiamo lasciato la spianata per la seconda volta in due giorni, distrutti nel corpo ma rigenerati nello spirito, pieni di quella vita nuova che sgorga dall’incontro con Cristo – vicino nei momenti di gioia e di festa e in quelli di prova e smarrimento – e con negli occhi una sola meta: Sidney.

Piera Vincenti da Buongiorno Irpinia del 05/09/07

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