Nel cuore del Sahara viveva l’esercito dei berberi, che viaggiava a bordo dei dromedari sfidando i pericoli e la calura del deserto. Un giorno decise di assaltare il castello del sultano Jalel, che si trovava nell’oasi più verdeggiante e fertile del Sahara. Il re era anche il capo dell’esercito nemico, un uomo potente e cattivo che viveva nel lusso più sfrenato. Il suo palazzo era costruito di marmo bianco e decorato con oro fine e pietre preziose. L’acqua scorreva in abbondanza e il cibo si sprecava mentre gli abitanti dei villaggi vicini erano costretti a morire di fame e sete, non potendo ricavare niente dalla terra arida del deserto. Una vera ingiustizia per i berberi, che dovevano vivere in tende e spostarsi da un luogo all’altro in cerca di cibo. Talvolta, violente tempeste di sabbia portavano loro via tutto quello che possedevano. Un giorno il capo dell’esercito dei berberi, un principe bello e fiero, dagli splendenti occhi blu, decise che era arrivato il momento di ribellarsi. Organizzò i suoi uomini e partì in direzione del castello del sultano. La voce dell’imminente assalto si diffuse in fretta in tutta la zona e anche il re Jalel ne fu informato. Immediatamente preparò la resistenza, posizionando i suoi uomini a difesa del castello. Il principe Majdi pensava di cogliere di sorpresa il sultano, ma fu lui a rimanere sorpreso quando vide il palazzo circondato di soldati. Fu costretto a ritirarsi nel deserto e a rivedere i propri piani. Dopo due giorni di riflessione, decise come agire. Sapeva, infatti, che nel punto più a sud della costruzione c’erano le stalle, con bei cavalli importati dall’Europa e che questi cavalli mangiavano fieno, erba secca che con il caldo del deserto non ci avrebbe messo molto a bruciare. Di notte, mentre la guardia era abbassata, mandò alcuni sodati su retro del castello e, con dardi infuocati, riuscì ad aprirsi un varco tra le mura e a penetrare nella fortezza. Una volta all’interno, i berberi dovettero sfidare lì organizzatissimo esercito del sultano. A colpi di spade e sciabole, i due eserciti si diedero battaglia, con coraggio e determinazione. Molti soldati, da una parte e dall’altra, persero la vita per difendere la loro causa. La battaglia decisiva, però, fu combattuta dai due capi. Il sultano Jalel e il principe Majdi si trovarono l’uno di fronte all’altro e combatterono finché il capo dei berberi non riuscì a sconfiggere il re. Siccome era un uomo giusto, Majdi risparmiò la vita del sultano che, per ringraziarlo, gli diede in moglie la sua bella figlia Sahar, che aveva i colori del deserto. Fu così che Majdi divenne il nuovo sultano ma, a differenza del suo predecessore, regnò in modo equo, facendo sì che tutti partecipassero delle ricchezze prodotte dall’oasi.