Racconti e poesie

Il fiore nel deserto

Erano anni che andava vagando nel deserto, solitaria, protetta solo da una veste bianca e un velo che le avvolgeva il capo. Di giorno la riparava dai raggi brucianti del sole e la notte era il suo unico rifugio dal freddo. Qualche volta aveva provato a scappare ma più cercava di fuggire, più si addentrava nel nulla e non c’era via di scampo. La sabbia, rovente e sterile, non lasciava crescere nulla e tutto intorno aveva il colore dell’oro. Poco lontano c’era una piccola oasi e ogni tanto la ragazza vi si recava per abbeverarsi e nutrirsi. Ma la sua sete non si placava con l’acqua e tutto il cibo non riusciva a saziarla. Aveva fame e sete di qualcosa di più grande.
Un giorno, uno come tanti altri, accadde qualcosa di miracoloso. Un fiore, colorato e bello, era spuntato proprio in mezzo alla sabbia. Il nulla si era aperto per accogliere e lasciar germogliare questa creatura. Appena lo vide, la ragazza si avvicinò e fece per coglierlo ma poi preferì lasciarlo dov’era e continuare a godere della sua bellezza il più a lungo possibile. Se ne prese cura, lo innaffiò e lo nutrì affinché potesse crescere sano e forte. Ma era fragile e bisognava di mille attenzioni. C’erano giorni in cui la ragazza temeva di stare per perderlo, ma lui le regalava sempre una nuova gioia.
Era sera e lei stava per addormentarsi quando vecchie amiche vennero a cercarla. Finalmente qualcuno l’aveva trovata. La presero per mano e la trascinarono ad una festa, con musiche, balli e tanti bei giovanotti. La ragazza fingeva di divertirsi, ma la sua vita non era là e l’unica cosa che riusciva a rallegrarla era il pensiero del suo fiore. Passava le giornate ad ammirarne i colori nutrendo la segreta speranza che si sarebbe finalmente accorto di lei, e di tutto l’amore che le dava.
Un pomeriggio particolarmente afoso, quando il caldo era insopportabile, passò di lì un principe e si innamorò perdutamente dello sguardo nostalgico della fanciulla. Le propose di diventare sua sposa: l’avrebbe ricoperta d’oro e pietre preziose, rivestita di seta e di broccato, e l’avrebbe fatta regina del suo impero. La ragazza salì in groppa al dromedario e partì con il principe. Lui, però, non la emozionava, non le faceva battere il cuore. Solo il fiore ci riusciva: tutti i regni del mondo non valevano un suo petalo. Ormai non poteva più vivere senza di lui.
Intanto, la fama della bellezza della fanciulla si era diffusa nelle oasi vicine e molti venivano a vederla. Uno dei pretendenti pensò che per conquistarla dovesse recarle in dono qualcosa di speciale così strappò l’unico fiore cresciuto in tutto il deserto e glielo portò. Quando la ragazza riconobbe il suo amato fiorellino, senza più radici e destinato alla morte, si lacerò le vesti e temette di morire anche lei, mentre le lacrime si confondevano con i singhiozzi. Il suonatore, addolorato per aver reso infelice l’amata, si unì al suo lamento cercando di confortarla con la sua musica. Le sue dita di muovevano lievi sullo strumento facendo vibrare l’aria, fino ad arrivare al cuore della fanciulla. Nota dopo nota, il suo dolore si dissolse e tutto ciò che rimase fu la musica. Il suonatore l’aveva finalmente riportata a casa, e non importava se non aveva più il suo fiorellino perché anche il deserto si era trasformato in un prato e d’ora in poi avrebbe avuto tutti i fiori del mondo.

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