Ricordo quando Bartolomeo è arrivato in questa casa, era un topino spaventato e nascondeva sempre la testa quando lo si prendeva in braccio. Aveva quasi due mesi e cercava la sua mamma, i suoi fratellini, l’ambiente che gli era familiare. Oggi Bartolomeo ha sei mesi ed è diventato un gattone, ha coccole e cibo in abbondanza ed è a tutti gli effetti un membro della famiglia. E’ diventato il centro della casa, come un neonato che catalizzi intorno a sé la vita dei suoi familiari, ci fa compagnia ed è capace di strapparci un sorriso anche nei momenti più difficili. Bartolomeo, poi, adora stare in compagnia e, appena si sente solo, ci chiama o viene a cercarci per stare con noi.
Si dice che i gatti siano animali indipendenti e solitari, che non amino la compagnia dei loro simili e accettino gli uomini solo in quanto gli forniscono il cibo. Nulla potrebbe essere più falso e la prova sta nell’elaborato linguaggio attraverso il quale i gatti comunicano i loro bisogni e stati d’animo. Attraverso i movimenti e le posizioni della coda, degli occhi, delle orecchie e dei baffi, il gatto è in grado di trasmettere esigenze e intenzioni. Per non parlare poi dei suoi miagolii, che utilizza esclusivamente per comunicare con l’uomo, quasi mai con i suoi simili. La ricercatrice Patricia McKinley ha individuato addirittura ventitre diverse espressioni vocali che il gatto usa per comunicare con noi, per richiamare la nostra attenzione, per dire che ha fame, che vuole uscire o semplicemente per salutarci. Spesso il gatto si aspetta da noi una risposta e quando sente che moduliamo la voce in tono pacato e gentile capisce che ci rivolgiamo a lui e si sente soddisfatto. Pur rimanendo timidi e riservati per natura, dunque, i gatti amano fare amicizia con i propri simili e con l’uomo e quando non ci riescono ne soffrono.
Oltre al linguaggio vocale, a cui appartengono anche le fusa, che il gatto emette per dimostrare il proprio affetto e la sensazione di benessere derivante dal contatto con l’uomo, egli compie anche un altro gesto, molto comune ai gatti domestici, ovvero quello di muovere alternativamente le zampe anteriori, come se impastassero, quando si avvicinano al padrone. In questo comportamento gli etologi hanno riconosciuto un rito in base al quale l’animale richiama inconsapevolmente il ricordo di quando, neonato, poppava e intanto massaggiava le mammelle materne per stimolare la produzione del latte.
Bartolomeo è un maestro nell’arte dei “massaggi”, ma questo è solo un altro suo modo per comunicare con noi e dirci che ci vuole bene, come un bimbo alla sua mamma.