Immerso nella rigogliosa valle del Sabato, il convento di San Francesco è senza dubbio tra i siti storici e artistici più celebri di Serino. La sua costruzione ebbe inizio nel 1617 e terminò soltanto dopo il 1644, benché antichi documenti testimonino che la prima comunità prese possesso del luogo già nel 1615 quando, durante la festa dell’Ascensione, venne innalzata una croce. Durante questa prima fase di attività edilizia, conclusasi soltanto nel 1942, vennero eseguiti lavori di diverso genere che permisero al convento di adattarsi alle esigenze della comunità, trasformandosi di volta in volta in seminario, scuola e centro di accoglienza per quanti desideravano iniziarsi alla cultura e alla scienza in un’epoca in cui il sapere era considerato un beneficio di pochi. Tra le varie attività svolte presso il convento vi era quella della cardatura e filatura della lana che gli valse l’appellativo di professario artis lanae. Originariamente, l’edificio si articolava su due livelli. Il pianterreno era modellato intorno al chiostro, che ancora oggi conserva la sua forma primitiva, situato al centro della costruzione. La sua pianta a quadrato perfetto era circondata da sedici pilastri e altrettanti archi, sormontati da tipiche finestre settecentesche. Al centro del chiostro vi era il pozzo in pietra da cui i monaci attingevano acqua mentre una serie di dipinti ornavano le pareti perimetrali. Attraverso un sottopassaggio coperto si giungeva ai locali della foresteria, un refettorio e una cucina, accanto ai quali erano situati la cantina, la stalla e il deposito per la fascine. Una scala a due rampe conduceva al piano superiore formato da cinque dormitori per un totale di quaranta celle, dotate di piccole finestre con tela cerata al posto dei vetri. Lo stile del convento, perfettamente in linea con lo spirito di San Francesco, era sobrio e austero per richiamare ai valori della povertà e dell’obbedienza predicati dal santo di Assisi. La seconda fase edilizia, che ebbe inizio nel 1943, fu caratterizzata soprattutto da lavori di ristrutturazione e completamento dei locali preesistenti. Tuttavia, furono eseguiti anche lavori di ampliamento del vecchio edificio con la realizzazione di un piano sopraelevato e la costruzione di altre sedici celle. A causa della scarsità dei fondi, non tutti i lavori previsti furono immediatamente ultimati. Nel 1952, però, un accordo tra il convento e l’amministrazione pubblica permise il prolungamento del seminario e la creazione di una sala ricevimenti. I terremoto che nel 1980 colpì l’Irpinia devastandola ebbe conseguenze disastrose anche sul convento di San Francesco. Soltanto recentemente sono stati restaurati i locali del monastero, la chiesa e il chiostro, autentici gioielli del patrimonio artistico e culturale di Serino. Il convento di San Francesco è composto da una chiesa e un chiostro. I lavori di edificazione ebbero inizio proprio dalla chiesa allorquando, con l’arrivo dei frati a Serino, alcune famiglie gentilizie del posto espressero il desiderio di realizzare cappelle per il culto dei santi e di essere sepolti nel nuovo santuario. Nell’antica pavimentazione si riscontravano, infatti, aperture a forma di botole in cui riposavano le spoglie dei fedeli. Oltre ad essere un famoso luogo di culto, dove i credenti si recavano da ogni parte per venerare San Francesco, la chiesa ha avuto fin dalla sua erezione un indiscutibile valore artistico. A renderla così bella una serie di particolari, piccoli dettagli ben curati che ne hanno accresciuto il prestigio. L’antico portale in pietra levigata che bisogna attraversare per accedere all’edificio è già una promessa di quello che si troverà all’interno. Innanzitutto, due cori, uno superiore, in corrispondenza proprio della porta d’ingresso, e uno inferiore, posizionato dietro all’altare. Quest’ultimo venne sostituito nel 1965 da quello attuale, costruito in legno di noce intagliato e contenente trentadue posti distribuiti in due file. Anticamente, sul lato destro, si ergeva un pulpito semicircolare successivamente eliminato per ragioni estetiche. Il soffitto era di legno a cassettone mentre l’altare maggiore fu realizzato in fabbrica. Accanto alla chiesa, vi era la sagrestia nella quale era conservato un preziosissimo crocifisso settecentesco in legno. All’esterno dell’edificio, il campanile svetta alto, con la sua cupoletta sormontata da una croce, ben visibile in lontananza. Il vecchio organo, risalente dai primi anni del diciottesimo secolo, è stato recentemente sostituito dall’attuale, a sistema elettrico. I lavori di ristrutturazione seguiti al terremoto hanno causato anche altre modifiche all’assetto originario della chiesa lasciandone, però, intatto lo spirito di semplicità e bellezza. Innanzitutto, l’altare maggiore ha assunto la forma di semplice ara sacrificale, dando maggiore visibilità al coro e trasformando la zona riservata al clero e quella riservata ai fedeli in un unico ambiente, al cui centro c’è proprio l’altare. Le altre variazioni apportate sono tutte tese ad ampliare la luminosità e la profondità prospettica. La chiesa, con pianta a croce latina e ad una sola navata, è illuminata da ampie finestre che si aprono sulle pareti della costruzione. Lungo i lati della navata si dispongono otto cappelle con altrettanti altari dedicate a Gesù, alla Madonna e ai santi. Accanto alla chiesa, il chiostro rappresenta un’autentica ricchezza storica e artistica che rende celebre il nome di Serino e attira devoti e turisti da ogni dove. Passeggiando per i corridoi del chiostro si respira un’aria incantata, come se il tempo si fermasse per dare spazio soltanto alla riflessione e alla preghiera. Il suo fascino è dovuto soprattutto alla presenza degli affreschi ispirati alla spiritualità francescana. I dipinti risalgono ai primi anni del ‘700 e sono stati realizzati da Michele Ricciardi da San Severino, rinomato pittore sacro, che è riuscito a riprodurre in maniera eccellente gli episodi fondamentali della religiosità francescana. Le opere ritraggono i momenti salienti della vita di San Francesco d’Assisi, Sant’Antonio da Padova, San Pietro d’Alcantara e San Giovanni da Capestrano, intervallati da tre affreschi dello stesso autore raffiguranti l’Immacolata Concezione, la Porziuncola e il patrocinio di San Francesco. Di particolare interesse sono anche i sette quadri conservati in convento; uno, molto toccante, rappresenta Gesù incatenato dopo la condanna a morte. Nella lunetta del portale del convento, un affresco riproduce la scena in cui un angelo porge a San Francesco un pane, chiaro simbolo eucaristico.
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