La situazione in nord Africa, con la guerra in Libia e le continue partenze di profughi dalla Tunisia, preoccupa non poco. Le rivolte si sono estese fino in Siria, dove il popolo si ribella contro il governo corrotto e antidemocratico. La nazione da cui sono partiti i focolai di protesta, però, non ha subito scossoni a livello politico e continua a vivere la vita di sempre.
L’Algeria è stato il primo paese in cui la popolazione ha manifestato il proprio disagio. A scendere in piazza, lo scorso gennaio, furono gli studenti per protestare contro la mancanza di lavoro e chiedere un miglioramento del sistema dell’istruzione. A questi ragazzi, mi spiega il mio amico Ryad, non interessava immischiarsi in politica ma solo avere maggiori garanzie per il futuro.
“Gli studenti sono intelligenti – dice – non vogliono mettersi contro il potere, non vogliono fare rivolte. Abbiamo già conosciuto la guerra civile e le ondate di terrorismo negli anni ’90, nessuno vuole che si ripetano. Il governo attuale ci garantisce sicurezza e stabilità, stiamo bene così. Inoltre, abbiamo il petrolio, la nostra ricchezza”. Ryad frequenta la facoltà di farmacia di Annaba e racconta: “Ci stiamo preparando a fronteggiare l’emergenza nei paesi vicini. Alcune squadre sono già partite per prestare soccorso ai libici, io sto frequentando lezioni di primo soccorso. Ma i libici non riescono a penetrare in Algeria, i controlli alle frontiere sono molto severi. Il governo ha paura che possano entrare nel paese anche delinquenti, e questo non ci farebbe bene. Tuttavia, non credo che sia vero quello che si dice, che il nostro governo aiuti Gheddafi”.
Ryad è un algerino orgoglioso, fiero del suo paese, ma confessa: “Il mio sogno è andare a San Siro e vedere l’Inter”.
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