La tecnologia fotovoltaica è il futuro in materia di energie rinnovabili. Pannelli a infrarossi, sospesi e fotovoltaico a concentrazione sono alcune possibilità che offre il mercato ma la tecnologia si sta evolvendo rapidamente e promette di offrire in breve tempo un aumento dell’efficienza con una sensibile riduzione dei costi. E’ in tale direzione che si stanno muovendo ricerca e sviluppo nel campo.
Il arrivo le celle solari organiche, dispositivi flessibili e semitrasparenti che possono essere applicate direttamente sugli edifici.
Il fotovoltaico di terza generazione, quindi, è una realtà, portata avanti dall’Università di Tor Vergata insieme alle Università di Ferrara e Torino che, in sinergia con due grandi industrie quali la Erg Renew e la Permasteelisa hanno dato vita al consorzio Dyepower. Lo scopo iniziale è la realizzazione di una linea pilota per la fabbricazione dei nuovi pannelli organici.
A spiegare più nel dettaglio di cosa si tratta è Thomas Brown, docente e ricercatore presso l’Università di Roma “Tor Vergata” che si sta occupando proprio di questa nuova tecnologia.
«La tecnologia fotovoltaica “organica” – ha dichiarato il docente a Virgilio Go Green – che è in via di sviluppo in molti laboratori internazionali, incluso il nostro finanziato dalla Regione Lazio, è commercialmente attraente in quanto le sostanze attive, basate sui composti organici del carbonio, possiedono una potente combinazione di proprietà semiconduttive e di materiale, tra cui quelle di essere flessibili e facilmente depositabili su larghe aree. Inoltre, le proprietà semiconduttive e di assorbimento della luce solare dei materiali possono essere aggiustate e controllate attraverso la sintesi di una varietà di molecole molto ampia e diversa».
«La deposizione dei materiali avviene a costi ridotti, sia in soluzione liquida, come veri e propri inchiostri o paste o attraverso semplici processi di evaporazione. È possibile quindi usare metodi tipici dell’industria della stampa, come la serigrafia per fabbricare moduli su larga area. Inoltre, essendo i materiali deponibili su substrati di vetro conduttivo, è possibile rendere “fotovoltaica” una facciata colorata semistrasparente, attraente per l’integrazione architettonica. Inoltre, il fatto che i processi non richiedono alte temperature rende la tecnologia adatta a produzioni su substrati di film flessibili aprendo possibilità diverse sia dal punto di vista delle applicazioni che di fabbricazione (es. roll to roll)».
Al momento, la BIPV (Building-integrated photovoltaics) ha un efficienza inferiore rispetto ai classici moduli in silicio, tuttavia, il suo punto di forza è la possibile applicazione su larga scala. Tuttavia, «ci sono margini di miglioramento. Affinché si possa passare dalla fase prototipale a quella industriale, bisogna continuare ad aumentare le efficienze, i tempi di vita e mettere a punto metodi di fabbricazione industrializzabili per pannelli di larga area. Vista la natura dei dispositivi organici, per ottenere un’applicazione di successo dal punto di vista tecnologico è importante mettere insieme un team interdisciplinare vista la complessità dei materiali, delle interfacce e dei sistemi in gioco».
Nel momento in cui si raggiungeranno i target di performance e fabbricativi previsti, si prevedono prezzi sotto l’euro per Wp (watt di picco) anche se questo poi dipenderà dai diversi materiali.
Il settore fotovoltaico sta raggiungendo degli ottimi risultati.
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