Quando un mese fa è partita la Route21 non avevo ancora ben chiaro di cosa si trattasse: un progetto di inclusione, un’iniziativa di sensibilizzazione, un giro in moto per ragazzi Down. Tappa dopo tappa, seguendo Gian Piero Papasodero e i suoi ragazzi da vicino, ho capito che la Route21 Chromosome on the Road è tutto questo e molto di più.
È un’enorme e bella famiglia dove si ha sempre il piacere di ritornare. È un luogo di libertà e non solo per i momenti passati in sella alla moto, è uno spazio in cui i ragazzi possono scoprire se stessi attraverso l’interazione costante con le persone, che non li trattano come disabili ma come pari, favorendone l’inserimento in contesti di normalità.

Grazie al viaggio, alle amicizie che ne nascono, alla presenza di Gian Piero che li sprona a superare i propri limiti, questi ragazzi riescono davvero a tirare fuori la propria personalità, ad autodeterminarsi come persone, a superare quegli ostacoli che per noi sembrano sassolini ma per loro sono montagne da scalare.
In questo mese ho conosciuto sette ragazzi splendidi, tutti diversi tra di loro, tutti con le proprie passioni e interessi. E anche i propri difetti: Federico, il veterano, Damiano, Andrea Dall’Osso, Andrea Bellato, Alessio, Luca, Luigino. Ho conosciuto anche alcuni genitori, orgogliosi dei progressi dei propri figli, di vederli protagonisti di un progetto pensato proprio per loro. Pronti a mettersi in gioco per migliorare la qualità della loro vita. Nei loro sguardi ho letto tanto amore, amore che è più forte di tutte le difficoltà affrontate e delle lacrime versate.

Gian Piero, ideatore della Route21 e vicepresidente dell’associazione Diversa-Mente che la organizza, è il loro mentore. Non è un pazzo né un folle. È un visionario, un uomo coraggioso che ha deciso di investire tutti gli anni un mese della sua vita per fare un viaggio speciale con i suoi amici, per andare a casa di altri amici e mostrare a tutti noi che un cromosoma in più non determina ciò che sei, se non glielo permetti. Che se ci credi veramente i sogni si realizzano. Che la disabilità è un ostacolo negli occhi di chi guarda. Che spesso ci fermiamo a guardare ciò che manca e non vediamo ciò che c’è.
Ho avuto la fortuna di seguire la Route21 come addetto stampa e di dargli voce sui media. Al termine di questo mese, in cui anche io ho girato l’Italia con Gian Piero e i suoi ragazzi, mi sento arricchita. So che non guarderò mai più un ragazzo disabile per la sua malattia ma andrò oltre per scoprire la persona che è. So che mi farò ambasciatrice del messaggio che la Route21 porta, che aspetterò con ansia il prossimo tour e che faremo in modo che sia ancora più bello di questo.
