Interviste

Alice Kadam: da Dakar a Serino con il pallone nel cuore

Tradotto in italiano il suo nome significa “protettore degli uomini” e racconta di una persona orgogliosa e piena di energie, uno che sa prendere in mano la situazione e, da vero condottiero, raggiungere traguardi ambiziosi. Lui, Alice Kadam, non è da meno. Vero trascinatore in campo, sa guidare i compagni anche nei momenti più bui della partita ed è capace di risolvere il match con un solo colpo di classe. Laterale sinistro di grandi qualità, il 24enne senegalese più che con gli avversari in campo ha sempre dovuto lottare con la sfortuna. Diverse volte ha sfiorato la serie A ma ha poi dovuto accontentarsi delle categorie minori, e oggi è uno degli uomini simbolo dell’US Serino 1928, che disputa il campionato di Eccellenza.

“Sono arrivato in Irpinia dopo una serie di avventure in altre squadre italiane – racconta Alice, che nella sua carriera ha militato anche con Gladiator, S. Maria Capua Vetere, Boys Caivanese, Savoia ed Ischia. Questa è la sua seconda stagione al Serino – E’ l’ambiente più adatto per fare calcio. La dirigenza ha creduto in me e anche i tifosi mi rispettano. Con loro ho un ottimo feeling, dai più piccoli ai più grandi. L’anno scorso non ho avuto modo di esprimermi come avrei voluto ma ora che stanno imparando a conoscermi apprezzano il mio valore. Inoltre, a Serino ho ritrovato un vecchio compagno di squadra ai tempi del Gladiator, Stellato, che mi ha aiutato ad inserirmi perfettamente nello spogliatoio. Mi sono sempre sentito accettato a cominciare dal capitano Smaldone, che ora è diventato il nostro allenatore”.

Nato a Dakar il 26 dicembre dell’84, Alice ha lasciato il Senegal quando aveva 15 anni e militava nelle giovanili della nazionale del suo paese. “Era un sogno indossare la maglia del Senegal, che prima di me avevano vestito tanti campioni. E’ stato un debutto con gol, come mi è capitato sempre ad ogni esordio, una gioia impagabile non solo per la rete ma perché ero l’unico 15enne in una squadra di ragazzi di 17 anni ed ero riuscito a mettermi in mostra. La prima volta che ho ricevuto la convocazione, mio padre non ci credeva. Non veniva mai a vedere le mie partite, diceva che ero scarso e come calciatore non valevo niente. Io, però, capivo che non la pensava veramente così ma lo diceva solo per spronarmi a fare sempre meglio, perché sapeva che il calcio era l’unica possibilità che avevo per emergere dalla povertà del mio paese. L’Africa è un tesoro, come il Brasile. I ragazzini crescono per strada e imparano presto a giocare a pallone. Se hai talento e fortuna, hai la possibilità di emigrare, andare a giocare in Europa e puoi anche aiutare la tua famiglia”. E, infatti, Kadam viene notato da un selezionatore francese per il suo fisico possente, la buona tecnica e l’abilità nell’uno contro uno. Spinto anche dai suoi connazionali che avevano già fatto l’esperienza del calcio transalpino, si trasferisce in Europa, dove ha modo di maturare. Le restrizioni in materia di tesseramento degli extracomunitari, però, impediscono al giovane esterno sinistro di sfondare nel calcio che conta. “Consigliato da amici che giocavano alla Salernitana e con l’aiuto di Nicola Dionisio sono approdato in Italia. Trovare un mancino naturale non è semplice così mi sono arrivate molte richieste dalla serie A. Ho accettato la proposta dell’Empoli, che nel 2002 mi ha offerto un quinquennale. Pochi giorni dopo la firma del contratto, la Legge Bossi-Fini ha ridotto il numero di extracomunitari per squadra e io sono rimasto fuori. In quel momento la rabbia e la delusione erano molto forti, ma poi ho accettato la volontà di Dio e sono passato ai campionati dilettantistici. Dopo aver fatto bene con la Caivanese, ho ricevuto l’offerta del Messina, il cui direttore sportivo all’epoca era Pavarese, ma la legge blocca extracomunitari mi ha fermato ancora. I siciliani sono ricorsi al TAR di Catania per farmi ottenere il passaporto comunitario ma non c’è stato nulla da fare. Anche l’Avellino si era interessato a me perché in due amichevoli gli avevo sempre fatto gol. Ora sono al Serino e di questo ringrazio il direttore Marco Ingino e Clamente Venezia”.

Nel corso della sua esperienza italiana Alice si è dovuto scontrare anche con i pregiudizi razziali e le discriminazioni per il colore della pelle, proprio come accade ad ogni altro immigrato africano. “A Sud mi hanno accolto abbastanza bene – racconta il senegalese – ma all’inizio quando giocavo in Lazio ho sofferto. Durante le partite sentivo cori di scherno e insulti razzisti ma il mio allenatore, Nello Di Costanzo, mi ha dato un consiglio prezioso, rispondere alle offese con i gol e allora la gente avrebbe cominciato ad accettarmi. E così è stato. Con la mia fidanzata, però, è finita male. Ci volevamo bene ma il padre l’ha convinta a lasciarmi perché aveva paura delle differenze etniche e culturali. Per me, invece, la religione non è mai stata un problema. Sono musulmano ma mia madre è una cristiana convertita all’Islam. Anche il mio nome è cristiano: Alessandro. In Senegal le due religioni convivono pacificamente e io fin da piccolo ho sempre festeggiato le feste dell’una e dell’altra. Per quanto riguarda i rapporti di coppia, penso che l’etnia non rappresenti più un ostacolo, il futuro è delle coppie miste”.

Molto amico di Doudou, Kadam rivela: “I numeri parlano per lui. Ha avuto fortuna ad arrivare prima del blocco degli extracomunitari e ha fatto bene dovunque è andato. A me dice di non mollare mai e di continuare a crederci fino alla fine, di non pensare ai soldi ma di impegnarmi perché se fai bene il talento ripaga sempre. Conosco anche Campilongo e il suo secondo, De Napoli. Sono le persone giuste per guidare l’Avellino verso la salvezza”.

Per Kadam, però, il Serino viene prima di tutto: “Spero di salvare la mia squadra e di rimanere qui per ripagare la fiducia della società”. Sì perché per Alice, il paladino valoroso, non c’è nulla di più importante che condurre i suoi compagni verso la gloria.

Piera Vincenti da Buongiorno Irpinia del 05/12/08

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