Interviste

Don Luciano Gubitosa: Mi sento un Papa di transizione

Continuità d’intenti e radicamento territoriale. Sono questi i due punti fermi su cui si basa il programma pastorale di don Luciano Gubitosa, parroco di San Ciro Martire ad Avellino. Don Luciano ha assunto la titolarità della parrocchia lo scorso febbraio, a seguito della scomparsa del suo predecessore, don Michele Grella. Più che un semplice sacerdote, don Michele era un’istituzione, un’icona in cui i fedeli si identificavano. Figura carismatica, sapeva coinvolgere e trascinare i parrocchiani con il calore e la forza della sua fede, che non ha mai vacillato fino alla fine. Quando è venuto a mancare, è stato forte all’interno della comunità il senso di perdita e abbandono, solo in parte colmato da don Luciano, che si è trovato ad affrontare l’arduo compito di sostituire uno degli uomini chiave del rinnovamento religioso in Irpinia.

“La gente era molto legata a don Michele, è stato uno dei sacerdoti più importanti per l’intera diocesi di Avellino – confessa l’attuale parroco di San Ciro – Siccome si tratta di una parrocchia cittadina, il senso di appartenenza territoriale è molto debole per cui i fedeli tendevano a proiettare il loro bisogno di identificazione sulla figura del loro sacerdote. La mia impostazione, invece, è un po’ diversa. Io infatti ritengo che sia di fondamentale importanza costruire, all’interno della parrocchia, dei soggetti comunitari perfettamente inseriti ed integrati nel territorio in cui vivono. Il rischio che si corre in una parrocchia del centro urbano è proprio quello di non avere una propria identità comunitaria. In paese è più semplice perché si vive il senso di aggregazione mentre nella città esso è assente o molto debole quindi la prima cosa è creare appartenenza e far comprendere ai fedeli che la parrocchia non è solo un luogo di servizi”.

Nonostante l’apparente contrasto tra le due visioni della missione pastorale, don Luciano Gubitosa ci tiene a chiarire che la sua opera è in continuità con quanto svolto in oltre 50 anni da don Michele Grella. La vera rivoluzione è capire che i tempi mutano e il modo di fare catechesi e di arrivare al cuore delle persone deve necessariamente trasformarsi, o si rischia di diventare un’istituzione vuota.

“Ero molto legato a don Michele per essere stato in passato il suo viceparroco sempre a San Ciro. Ne condividevo molte idee e questo ha facilitato il mio compito. Ho impostato la nuova pastorale dando continuità al suo lavoro ma inserendo degli elementi di modernità, in modo da adattare i contenuti e la modalità della catechesi alle mutate esigenze della gente. Sicuramente, la cosa che mi sta più a cuore è portare avanti l’asilo fondato da don Michele, che ora più che mai ha bisogno di fondi per sostenersi. Inoltre, abbiamo avviato anche diverse attività sociali e assistenziali, che richiedono la partecipazione e l’impegno di tutti”.

Tra le iniziative per il futuro c’è proprio quella di coinvolgere attivamente i parrocchiani, educandoli alla fede. “Vorrei che, oltre alle comunità neocatecumenali per cui San Ciro è famosa, ci fossero anche altri gruppi parrocchiali, ma soprattutto mi piacerebbe fare dei cicli di catechesi per bambini, ragazzi, giovani ed adulti. Oggi c’è un’emergenza educativa, parlare di determinati problemi solo di fronte ad un suicidio, ad una morte per overdose o drammi simili è riduttivo. Questi sono temi scottanti che vanno affrontati sempre, ma soprattutto vanno prevenuti attraverso un percorso formativo che accompagni la persona dall’età infantile a quella adulta. Per realizzare tutto ciò occorrono uomini, mezzi e strumenti”.

Uno degli aspetti caratterizzanti della parrocchia di San Ciro Martire è la presenza pregnante del cammino neocatecumenale, un itinerario di fede alla riscoperta del battesimo, rappresentato da ben undici comunità diverse. Una realtà intensa ma impegnativa che don Luciano ha ereditato dal suo predecessore: “Tutti i movimenti sono una ricchezza per la chiesa – afferma il sacerdote – ma solo ad una condizione: che non diventino l’unica realtà parrocchiale. Curo le comunità per quanto mi è possibile ma credo che bisogni aprirsi anche a nuove esperienze come l’azione cattolica, gli scout e delle catechesi per i laici che non appartengono a nessun gruppo in particolare. Il cammino neocatecumenale raccoglie membri provenienti anche da Mercogliano ed Atripalda, che non sono radicati sul territorio e non vivono la vita della parrocchia”.

Don Luciano Gubitosa è diventato parroco dopo la morte di don Michele Grella, ma sarebbe in ogni caso arrivato presto a San Ciro: “Il Vescovo Marino mi aveva chiesto già lo scorso ottobre di trasferirmi ad Avellino per affiancare don Michele ma poi tutto è stato rimandato e ci sono arrivato solo a febbraio, quando era diventato ormai inevitabile. Mi sento come un Papa di transizione dopo un lungo pontificato. Il mio predecessore è rimasto a San Ciro per 50 anni, io prevedo di rimanerne 10. Prima stavo a Valle, dove ho trascorso 28 anni del mio sacerdozio. Sono entrato in seminario da bambino mentre i miei genitori erano in Svizzera. Sono cresciuto con il Vescovo di Nusco, Cesullo, e la sua figura mi ha affascinato talmente tanto che ho deciso di intraprendere la via del sacerdozio. Nel 1975, a 25 anni, sono stato ordinato. Nella parrocchia di San Generoso ho vissuto la mia prima esperienza da parroco, poi interrotta bruscamente a causa del terremoto. Successivamente sono stato trasferito a Valle. Negli anni in cui sono rimasto lì ho assistito ad un notevole aumento demografico. Sono stati 28 anni faticosi ma belli perché si è verificata una crescita urbanistica e religiosa senza precedenti, a cui io stesso ho contribuito. La parrocchia allora rappresentava l’unica realtà significativa ed ha aiutato a strutturare l’insieme. Ho puntato da subito sulla formazione ed ora sono orgoglioso di vedere che i bambini di venti anni fa sono diventati degli adulti di successo. Ho lasciato Valle quando non avevo più nulla da offrire”.

Piera Vincenti da Buongiorno Irpinia del 05/06/09

8 pensieri su “Don Luciano Gubitosa: Mi sento un Papa di transizione”

  1. Certo sostituire un gigante come don Michele Grella sarebbe stato difficile per tutti.Differenze tra i due sacerdoti?Don michele prima di accettare delle offerte ti faceva dannare,il suo successore “dalla pastorale diversa ” appena entri in ufficio ha già la mano pronta ma non certo per stringertela…

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  2. Ho avuto la fortuna di conoscere personalmente Don Michele, un sacerdote santo che è rimasto e rimarrà sempre nei cuori dei suoi parrocchiani. A parte in occasione dell’intervista, non ho mai incontrato don Luciano ma molta gente mi ha parlato bene di lui perciò mi dispiace se hai avuto un’impressione negativa.

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    1. Molto negativa e non sono solo io che l’ho avuta.Se poi per te è normale dire in giro che il tuo predecessore ha lasciato molti debiti e che per questo motivo devi ripianarli….Forse questo signore ha letto un altro vangelo,Don Michele era un Sacerdote,questo qui un contabile,tutto qui.

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      1. don Michele Grella e’ stato un bravissimo ed onesto sacerdote, guida spirituale per tantissimi giovani e tanti lontani dalla chiesa. La mia gratitudine e’ profonda e duratura cio’ non toglie che le affermazioni nei confronti dell’attuale parroco don Luciano Gubitosa fatte dal signor Paolo siano non corrette, gratuitamente irriguardose e lontane dalla verita’. Fatta questa doverosa premessa mi accingo ad esporre i fatti di cui sono testimone. I debiti contratti dalla parrocchia di San Ciro M. , sono frutto di esposizioni pregresse afferenti la gestione della scuola Pedicini per contributi previdenziali, ritenute erariali, vertenze personale dipendente, opere di ristrutturazione per i requisiti minimi di sicurezza della scuola; aggiungasi per altro che le garanzie a fronte dei mutui bancari contratti, ed oggi in regolare ammortamento, sono state fornite con pegno di cespiti personali del richiamato don Luciano. Tutto quanto sopra e’ facilmente riscontrabile nei rendiconti finanziari degli ultimi tre anni, redatti con competenza e trasparenza e consegnati in maniera copiosa ai fedeli della parrocchia ed a chiunque ne ha fatto richiesta. Tanto per amore della verità.

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  3. Ognuno è libero di pensarla come crede,il prete deve fare il prete,non l’analista finanziario o bancario,chieda in giro signor Barbato cosa ne pensano i parrocchiani dell’attuale pastore di San Ciro,il sacerdote,ribadisco,deve fare il pastore di anime,anche se siamo nel 2012 e persone così allontanano ,se ancora non lo ha capito e se ce ne fosse bisogno,sempre di più la gente comune dalla Chiesa.Auguri.

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    1. innanzitutto mi presento perchè chi stà nell’anonimato o è un ladro o una spia , mi chiamo Alfonso Pacilio nato ad Avellino il 14/9/1954 in Avellino in viale Italia 351 residente in via Derna 10 sono vissuto nella parrocchia dalla nascita quando Don Michele era vice parroco con Don Giovanni Giunfrida con la morte di Don Michele è rimasto dentro un vuoto incolmabile era il mio parroco spirituale ed era per il mio punto di vista il prete degli ultimi. Quando è arrivato Don Luciano ero molto scettico ma col passare dei mesi ho capito che Don Luciano è il sacerdote di tutti e tratta tutti con i guanti di velluto non alza mai la voce ed è un amministratore eccezionale e fa tutto da solo i parrocchiani lo apprezzano e lo ammirano tutti. Mi dimenticavo chi scrive fa parte del Rinnovamento Nello Spirito Santo alla parrocchia SACRO CORE IMMACOLATO DI MARIA e giro quasi tutte le chiese della Campania e sono fiero della mia , in ultimo vi dico a voi tutti è peccato parlare male dei sacerdoti sono stati consacrati dal SIGNORE e poi sono uomini .grazie di cuore Alfonso Pacilio.

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