
Ogni relazione è composta fondamentalmente di tre elementi (è trinitaria): l’io, il tu e il noi. L’io vuol dire che io sono io, che io ci sono, che io sto in piedi con le mie gambe, che io sono persona. Io sono io e io non sono te. Io sono unico (unus) e non posso confondermi con te. Il tu è tu. Tu non sei me e io non sono te. Non dobbiamo fare le stesse cose; non dobbiamo pensarla alla stesa maniera; non dobbiamo essere sempre uniti. E’ il noi la nostra unità. E’ la relazione, il rapporto fra me e te la nostra forza. Null’altro. E’ quello che costruiamo fra me e te, la nostra “connessione” che sarà la nostra unità. E’ quello che c’è fra me e te che ci tiene uniti. Se non c’è niente il rapporto non terrà, è normale. E’ il noi che dice quanto ci amiamo. E’ lo spirito che c’è fra me e te che dice com’è il nostro rapporto. L’intensità di un rapporto è data dalla capacità che le due persone hanno di uscire da sé (senza perdersi) e di creare un “noi”, uno spazio dove ci si può esprimere e accogliere. La relazione è il modo necessario, lo stile, di ogni rapporto.
L’affettività dev’essere relazionale: dare e ricevere. Perché se io solo chiedo, divento una sanguisuga. E se io solo voglio dare, allora voglio gestire e controllare l’altro.Il parlarsi dev’essere relazionale, altrimenti diventa monologo, autoritarismo, direttività. Se non voglio accettare le posizioni dell’altro, se non voglio ascoltarlo, se non voglio cambiare non c’è relazione. La sessualità dev’essere relazionale: altrimenti diventa imposizione, sottomissione, sfruttamento, dovere.
L’amicizia dev’essere relazionale: perché se tu non hai mai bisogno di me io mi sento inutile; e se tu, invece, hai sempre bisogno di me, io mi sento utilizzato.La preghiera è relazione. Non quanto dico a Dio, ma quanto mi apro a Lui. Potrei non dirgli nulla e parlargli. E posso parlargli un sacco e in realtà parlarmi addosso. La relazionalità dev’essere lo stile di ogni cosa. Vivere in uno stile relazionale vuol dire vivere secondo il modello trinitario.
Io devo lavorare sulle mie relazioni. Io vengo da una relazione. Da mio padre e da mia madre io ho preso non solo il cognome e i tratti fisici, ma soprattutto i caratteri dell’anima. Quelle sono state le mie prime e fondamentali relazioni. Quello è l’imprinting della vita, finché io non decido di cambiarlo. Le mie prime relazioni sono il linguaggio che io ho imparato. Se sono nato in Germania, ho imparato il tedesco. Se sono nato in Francia, il francese. E’ ovvio. Questo non vieta però che io possa impararne altri. Imparare altri linguaggi vuol dire rivedere le mie relazioni, tenere quello che mi va e cambiare tutto ciò che mi fa male, che mi fa soffrire, che mi rende dipendente, anaffettivo, impaurito o altro.
La fisica ci dice che tutto è relazione. Se cambio un elemento qualsiasi, anche gli altri variano.
La comunicazione ci dice che tutto è in relazione: se cambio il mio modo di rapportarmi anche l’altro deve cambiare.
L’esperienza dice che veniamo da una relazione tra un uomo e una donna.
La natura ci dice che tutto è relazione: se tu cambi o alteri la natura, cambi e alteri anche la tua qualità di vita.
Le dinamiche familiari ci dicono che il benessere o il disagio sono frutto di determinate relazioni.
La bellezza della vita è data dalla capacità di avere relazioni significative, profonde, intense e durature.
L’amore è relazione, apertura nel dare e ricevere dove ci si incontra nelle profondità del corpi, dei progetti e delle anime.
La maturità personale è la relazione sana che io ho con me stesso.
La preghiera è la relazione, la comunicazione con Dio.
La fede è la relazione con l’Altissimo che permea la mia vita.
La relazione è la struttura non solo della materia, non solo delle persone, ma di ogni cosa. Tutto è in relazione. C’è una interdipendenza di tutte le cose. Noi siamo creature fatte per la relazione.
La Trinità ci ricorda che tutto è relazione.
La Trinità ci ricorda che il Tutto è Relazione.
La Trinità ci ricorda che Dio è Padre, Figlio e Spirito Santo.
L’affettività dev’essere relazionale: dare e ricevere. Perché se io solo chiedo, divento una sanguisuga. E se io solo voglio dare, allora voglio gestire e controllare l’altro.Il parlarsi dev’essere relazionale, altrimenti diventa monologo, autoritarismo, direttività. Se non voglio accettare le posizioni dell’altro, se non voglio ascoltarlo, se non voglio cambiare non c’è relazione. La sessualità dev’essere relazionale: altrimenti diventa imposizione, sottomissione, sfruttamento, dovere.
L’amicizia dev’essere relazionale: perché se tu non hai mai bisogno di me io mi sento inutile; e se tu, invece, hai sempre bisogno di me, io mi sento utilizzato.La preghiera è relazione. Non quanto dico a Dio, ma quanto mi apro a Lui. Potrei non dirgli nulla e parlargli. E posso parlargli un sacco e in realtà parlarmi addosso. La relazionalità dev’essere lo stile di ogni cosa. Vivere in uno stile relazionale vuol dire vivere secondo il modello trinitario.
Io devo lavorare sulle mie relazioni. Io vengo da una relazione. Da mio padre e da mia madre io ho preso non solo il cognome e i tratti fisici, ma soprattutto i caratteri dell’anima. Quelle sono state le mie prime e fondamentali relazioni. Quello è l’imprinting della vita, finché io non decido di cambiarlo. Le mie prime relazioni sono il linguaggio che io ho imparato. Se sono nato in Germania, ho imparato il tedesco. Se sono nato in Francia, il francese. E’ ovvio. Questo non vieta però che io possa impararne altri. Imparare altri linguaggi vuol dire rivedere le mie relazioni, tenere quello che mi va e cambiare tutto ciò che mi fa male, che mi fa soffrire, che mi rende dipendente, anaffettivo, impaurito o altro.
La fisica ci dice che tutto è relazione. Se cambio un elemento qualsiasi, anche gli altri variano.
La comunicazione ci dice che tutto è in relazione: se cambio il mio modo di rapportarmi anche l’altro deve cambiare.
L’esperienza dice che veniamo da una relazione tra un uomo e una donna.
La natura ci dice che tutto è relazione: se tu cambi o alteri la natura, cambi e alteri anche la tua qualità di vita.
Le dinamiche familiari ci dicono che il benessere o il disagio sono frutto di determinate relazioni.
La bellezza della vita è data dalla capacità di avere relazioni significative, profonde, intense e durature.
L’amore è relazione, apertura nel dare e ricevere dove ci si incontra nelle profondità del corpi, dei progetti e delle anime.
La maturità personale è la relazione sana che io ho con me stesso.
La preghiera è la relazione, la comunicazione con Dio.
La fede è la relazione con l’Altissimo che permea la mia vita.
La relazione è la struttura non solo della materia, non solo delle persone, ma di ogni cosa. Tutto è in relazione. C’è una interdipendenza di tutte le cose. Noi siamo creature fatte per la relazione.
La Trinità ci ricorda che tutto è relazione.
La Trinità ci ricorda che il Tutto è Relazione.
La Trinità ci ricorda che Dio è Padre, Figlio e Spirito Santo.