Religione e fede

Il “sì” di Maria

Oggi la chiesa celebra la festa dell’Immacolata. La festa dice: "Maria, in vista di Cristo e della sua nascita, è stata concepita senza peccato originale". La festa vuol dire: dove Cristo viene, dove Cristo abita, il peccato non ha alcun potere. Nel nostro intimo dove dimora Cristo non entrano né peccato, né colpa, né sensi di colpa. Questo vuol dire che da qualche parte anche in noi, dove Dio regna, c’è una zona immacolata, incontaminata, pura e non infangata.
Centro del brano è il sì di Maria. "Eccomi sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto". Un sì difficile, sofferto, che fa paura e le crea agitazione. Perché? Nella Palestina, venti secoli fa, la legge religiosa coincideva con quella civile e penale. Secondo le tradizioni del tempo, due erano i peccati più gravi e socialmente più pericolosi: l’idolatria (infedeltà a Dio) e l’adulterio (l’infedeltà alla moglie o al marito). Chi si macchiava di questi peccati, veniva giudicato dagli anziani (corrotti) e, il più delle volte, punito con la morte (lapidazione). Allora, se c’era una cosa assurda, contraddittoria, pericolosa da proporre ad una giovane ragazza promessa sposa, era proprio quella che l’angelo Gabriele annunciò a Maria. Restare incinta senza essere sposata, ma già promessa a Giuseppe (adulterio secondo la legge), e avere la pretesa che il figlio che doveva nascere fosse Dio, il Dio-Gesù che gli Ebrei non conoscevano ancora, dunque un nuovo Dio (idolatria). Maria per la legge era in peccato, una donnaccia, un’eretica, da lapidare. Vi rendete conto di cosa Dio chiese a Maria? Certo, ci è facile ammirare Maria, evocarne le lodi, cantarne le virtù. Ma ci rendiamo conto di cos’è quel sì? Ciò che Dio le propone è assurdo, sconveniente, pericoloso, fuori luogo, non secondo la morale. Per quanta fede uno abbia, come fa ad accettare e a fidarsi di una cosa del genere? Come fa uno a vedere in questa proposta la voce di Dio? Come fa uno a non sentire rabbia per una cosa così alternativa? Eppure Maria dice: "Sì". "Io mi fido di Te, Signore".
Tutto ciò che accade ha un motivo, magari a noi sconosciuto, ma ha un senso. Nulla è mai per caso. Tutto, ma proprio tutto, fa parte del grande progetto. In quel "sì" di Maria c’è il suo abbandono: mi fido di Te perché ti conosco e so chi Tu sei; so che Tu non mi tradirai; so che Tu non mi puoi far male anche se all’inizio mi può sembrare difficile. Mi lascio portare, mi af-fido, lascio che avvenga ciò che deve avvenire. Viene un momento nella vita in cui dobbiamo abbandonarci e arrenderci, lasciarci portare e fidarci. Le nostre risposte sono insufficienti, ciò che possiamo capire non basta per controllare ciò che succede, non sappiamo bene dove andremo e dove saremo condotti. Ma dobbiamo lasciarci portare, lasciarci condurre. Mi lascio portare non perché ho le garanzie, non perché ho preventivato tutto, non perché ho pianificato tutto, non perché ho chiaro tutto, ma perché mi fido di Te. E’ la fede. La vita è il grande tempo, il grande processo in cui Dio stesso vuole che ci abbandoniamo a Lui. Vuole che passiamo dal nostro contare su di noi al nostro contare solo su di Lui. Vuole che ci fidiamo di Lui e che ci lasciamo condurre, dovunque ci porterà. Vuole che smettiamo di lottare contro di Lui stabilendo noi come dobbiamo riuscire. Vuole che ci arrendiamo a Lui e che ci lasciamo condurre. Vuole che passiamo dalle nostre mani alle Sue mani, dalla nostra volontà alla sua Volontà.
Oggi la festa di Maria, l’annuncio cioè di un piano così grande su una donna così normale, dice proprio questo: non solo noi vogliamo arrivare da qualche parte, ma anche la Vita vuole che arriviamo da qualche parte e ci vuole condurre. E a noi dice: "Fidati, non aver paura, lasciati trasportare". Non solo noi abbiamo dei sogni, ma anche la Vita ha dei sogni per noi. Non solo noi viviamo la vita ma anche la Vita vive in noi.
Allora è importante resistere con tutte le nostre forze, voler fare di noi qualcosa di significativo, voler il meglio per noi, non accontentarsi; è importante combattere per noi, cioè volerci bene e voler fare di noi qualcosa di grande dal punto di vista dell’anima. Ma ad un certo punto è importante lasciarsi portare, arrendersi, abbandonarsi. Perché non posso tenere tutto sotto controllo, né sapere tutto, né decidere tutto io.

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