Mentre si discute se la sigaretta elettronica debba essere regolamentata come un farmaco o come una semplice variante del tabacco, costatiamo che, ancora una volta, il mercato ha di fatto superato la ricerca e le norme relative alla sua regolamentazione. Riproducendo la gestualità della sigaretta tradizionale e la sensazione tipica della fumata classica (prurito alla gola provocato dall’inalazione della nicotina), la sigaretta elettrica dovrebbe favorire la riduzione o la cessazione del fumo tradizionale.
«Anche se occorreranno anni per stabilire gli effetti della e-cig sulla salute – spiega il Professor Antonio Giordano, direttore dello Sbarro Institute di Philadelphia – abbiamo riscontrato che la sigaretta elettronica è un valido strumento per disincentivare le persone dalla dannosa abitudine del fumo. Tuttavia, non bisogna nemmeno sottovalutare i rischi ad essa collegati».
Infatti, nel corso della presentazione di uno studio a cura di I-Think, mercoledì 17 luglio, presso la Sala degli Atti Parlamentari del Senato della Repubblica è emerso che sebbene i dati scientifici fin ora ottenuti indichino che le e-cig abbiano livelli di tossicità inferiori a quelli delle sigarette tradizionali, restano dubbi e preoccupazioni relativamente agli scarsi controlli a livello di produzione, al rischio di tossicità del vapore passivo, al possibile utilizzo della e-cig come prodotto di ingresso e iniziazione per i giovani, al pericolo di overdose da nicotina e di sviluppo di dipendenza. In tal senso, non vanno nemmeno sottovalutati gli effetti negativi della nicotina che, oltre ad essere una sostanza eccitante, se assunta in dosi elevate provoca tachicardia e dipendenza psichica (che si manifesta nell’astinenza quando si cerca di smettere di fumare).
«Insomma la sigaretta elettronica – conclude il Prof. Giordano – deve essere considerata uno strumento terapeutico da utilizzare per smettere di fumare. È come una medicina che va somministrata solo a chi è ammalato».
In realtà la posizione illustrata dal prof. Antonio Giordano per I-Think non è quella che mira ad equiparare la sigaretta elettronica ad un farmaco, nè ad un prodotto del tabacco. Tutt’altro: I-Think ritiene che in quanto prodotto ibrido, la sigaretta elettronica dovrebbe essere regolata da una norma ad hoc. Per ulteriori informazioni si può consultare lo studio completo di I-Think sul sito http://i-think-italia.it/
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Grazie per la sua precisazione
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Passano il tempo a discutere se facciano più o meno male delle tradizionali… Mi sono comprato una sigaretta elettronica, una Fumok, a gennaio. Da allora la mia tosse mattutina cronica è sparita, i cibi hanno di nuovo un sapore e ho ripreso anche fiato. Speriamo che prima o poi la dicano giusta fino in fondo…
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Devono usare tanta diplomazia per non scontentare l’industria delle sigarette tradazionali quindi un colpo al cerchio e uno alla botte…
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quasi vero. meglio dire una mano ( con attaccato polso e gomito) alle multinazionali e alla industria sanitaria, e un dito alla salute pubblica
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Ci sono studi da ambo le parti in realtà, sia su una presunta dannosità della sigaretta elettronica che sul fatto che sia un modo efficace per smettere con “le bionde”. In ogni caso ciò che può spingere a comprare o meno una sigaretta elettronica non sono gli studi ma la regolamentazione sempre più stringente e le tasse sempre più elevate, che stanno equiparando, agli occhi dello Stato, la sigaretta elettronica con una sigaretta tradizionale.
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