Una madre che non ha mai smesso di sperare di riabbracciare la figlia scomparsa 17 anni fa, all’età di soli 4 anni. Una ragazza che lancia un appello in tv alla ricerca della famiglia biologica, dalla quale è stata separata da piccola a causa di un rapimento.
Gli ingredienti per una storia di successo ci sono tutti. Una storia strappalacrime, di quelle che piacciono al pubblico e lo tengono incollato allo schermo in un’attesa morbosa di conoscere tutti i particolari, fino allo svelamento della verità. E intanto gli ascolti volano.
A speculare su questa vicenda ci ha pensato la trasmissione russa “Lasciali parlare”, durante la quale la ventenne Olesya Rostova ha fatto il suo appello, successivamente ripreso da programma italiano “Chi l’ha visto”. Il sospetto che quella giovane, rapita quando era piccola, fosse Danise Pipitone, strappata all’affetto dei suoi genitori nel 2004 a Mazara del Vallo, ha fermato l’Italia tenendola con il fiato sospeso in attesa del test del DNA.
La verità verrà svelata soltanto questo pomeriggio nel corso della trasmissione ma ormai pare chiaro che Olesya non sia Denise. Tuttavia ciò non cambia l’atteggiamento subdolo della tv russa, che ha speculato sulla sofferenza di una madre, la quale ancora una volta ha visto riaccendersi la speranza di ritrovare la sua piccola solo per andare incontro all’ennesima delusione.
Ma tutto questo non importa a una certa tv spazzatura, nota anche in Italia, che calpesta il dolore e i sentimenti alla ricerca dello scoop, dell’audience a tutti i costi. Da qui al ricatto il passo è breve: la trasmissione ha minacciato di svelare il gruppo sanguigno della Rostova in diretta tv, ma solo se la famiglia di Denise fosse stata presente, in modo da poter avere l’esclusiva sulle lacrime della signora Maggio.
Eppure, questo non è uno show, a uso e consumo del pubblico, è la vita reale di una madre distrutta dal dolore della perdita della sua bambina e dall’angoscia di non conoscere la verità.
Una “vergogna”, il commento più gettonato sul social, che si sono scatenati accusando il programma di “speculare sul dolore di una famiglia”, di aver “messo in scena una truffa”, “una montatura” e “una buffonata”, e di “spettacolarizzazione che supera addirittura quello di alcune trasmissioni italiane”.
Non posso non unirmi alle critiche e esprimere solidarietà a Piera Maggio. È impensabile che la televisione si sostituisca agli organi competenti e si renda protagonista di un ricatto mediatico che ha il solo scopo di aumentare gli ascolti, e quindi gli introiti derivanti dalle pubblicità, anche a costo di calpestare i sentimenti di una madre.