Interviste

Massimo Capone: sulle orme di Sampras per diventare grande

Tra Roger Federer e Rafael Nadal, i due idoli del momento, lui preferisce Pete Sampras, considerato il miglior tennista degli anni ’90 nonché uno dei migliori nella storia di questo sport. Massimo Capone però ci tiene a precisare che quando gioca non si ispira a nessun campione in particolare, ha uno stile tutto suo ed è grazie a quello che spera di arrivare molto in alto: “Il mio modo di giocare non rispecchia quello del tennista statunitense ma ammiro molto il suo gioco aggressivo, la sua potenza e il suo talento nel tocco di palla”.

A soli 23 anni, il giovane atleta avellinese ha ancora tanta strada da fare, ma ha le idee chiare: sa cosa vuole e come ottenerlo.

Massimo ha iniziato a praticare il tennis fin da bambino: “Verso i 7-8 anni i miei genitori mi hanno iscritto all’Irpina Tennis. Dopo un po’ ho iniziato a disputare tornei juniores a livello regionale e nazionale”.

Il talento di Massimo è esploso quasi subito e in pochi anni il tennista avellinese si è ritrovato a disputare i tornei ATP in giro per il mondo. Attualmente è il numero 971 nel ranking mondiale, un risultato comunque positivo vista la concorrenza agguerrita. Il miglior piazzamento ottenuto finora è la posizione numero 840, conquistata il 5 maggio 2008. Nel doppio, invece, Capone occupa il posto numero 854. “Ancora non gareggio ad alti livelli – confessa il l’irpino – ma credo di avere le qualità per farlo. Tennisticamente sono cresciuto ad Avellino, è nella mia città che ho imparato tutto ma per fare carriera in questo sport ho dovuto lasciare la mia terra già a 18 anni. Mi sono trasferito a Napoli, dove sono rimasto per tre anni, e successivamente a Roma, dove mi alleno con Elia. In genere disputo tornei da 10mila o 15mila dollari, competizioni internazionali che mi portano a viaggiare tanto”.

Staccarsi ancora adolescente dalla propria famiglia, condurre una vita molto equilibrata ed essere costantemente in giro per il mondo ha aiutato Massimo a maturare in fretta: “Dover lasciare la famiglia non è stato un peso perché sentivo di star realizzando il mio sogno. Dopo un po’ mi sono abituato alla mia nuova vita. Sono spesso in giro per le competizioni e non ho tempo per diventare nostalgico. Comunque sento i miei genitori telefonicamente e quando sono vicino casa cerco sempre di tornare per passare un po’ di tempo con loro. Quest’anno mi è capitato di fare poche gare all’estero e la maggior parte in Italia così mi è stato più facile anche rivedere la mia famiglia. Viaggiare e stare lontano da casa mi ha fatto crescere prima rispetto ai miei coetanei perché ho dovuto assumermi responsabilità che loro ancora non hanno. Da quando avevo 19 anni giro il mondo da solo. La prossima tappa sarà l’Egitto, dove ho già giocato in passato”. L’ultimo match si è concluso con un’amara sconfitta. Nella seconda giornata della Damiani’s Cup, in programma la settimana scorsa a Pozzuoli, Massimo Capone si è arreso a uno dei big del torneo, l’altro azzurro Simone Vagnozzi, uscito vincitore dal confronto per 6-2 6-2. L’avellinese tenterà di ribaltare questo risultato andandosi a prendere una vittoria in Africa, per dare continuità ai successi ottenuti dall’inizio del 2009 ad ora.

Per ironia della sorte, la carriera di Massimo è iniziata proprio a Pozzuoli, nel maggio del 2006, quando ha battuto Matteo Fago ai sedicesimi di finale, salvo poi essere eliminato agli ottavi dal britannico Morgan Phillips. “Quella con Fago è una gara che ricordo sempre con emozione, non solo perché si tratta del primo match importante ma perché ha dato una svolta alla mia carriera – racconta il 23enne tennista avellinese – Fino ad allora avevo disputato prevalentemente tornei nazionali ma dopo quell’esperienza mi sono incamminato su una strada diversa. Sono entrato nel tabellone ATP e il tennis, da semplice passione, si è trasformato in un vero lavoro. Inoltre, ho vinto quel match con fatica. E’ stata una partita molto combattuta, nervosa e mi ha dato il doppio delle soddisfazioni. Un altro traguardo importante a livello personale l’ho raggiunto conquistando il campionato italiano”.

Scorrendo la scheda tecnica di Massimo Capone si scopre che in carriera ha ottenuto 26 vittorie e 47 sconfitte: “Quella classifica – spiega il tennista – non è completa perché tiene conto solo delle finali disputate e non di tutti i match di qualificazione, che contribuiscono a fare punteggio per la classifica ATP. In questo modo, i miei successi diventano molti di più”.

Massimo è molto giovane e può dare ancora tanto al tennis italiano, raggiungendo obiettivi importanti per la sua carriera. “Il prossimo traguardo è rientrare al più presto possibile nei primi 500 del mondo e andarmi a giocare le qualificazioni al Grande Slam, a cui ogni atleta aspira. Magari, chissà, un giorno riuscirò anche a partecipare ad uno di questi quattro tornei, che comprendono gli Australian Open, il Roland Garros, Wimbledon e gli US Open”.

Per arrivarci la strada è ancora lunga ma la fatica non spaventa l’avellinese: “Mi alleno 7-8 ore al giorno e la sera ho la possibilità di fare la vita che i miei coetanei fanno, senza farmi mancare nulla e vivendo gli impegni con naturalezza”.

La superficie su cui riesce ad esprimersi meglio è il cemento, abbastanza veloce ed utilizzata nel grande slam per gli US Open e per gli Australian Open. “Tuttavia – racconta Massimo – mi capita di giocare più spesso sulla terra rossa, la più diffusa in Europa continentale, una superficie molto lenta che non favorisce il rimbalzo della palla e necessita di ottime capacità di scambio e molta forza fisica. E’ proprio sulla terra rossa che ho conquistato il maggior numero di vittorie”.

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